Sensibilità o indifferenza?
“E la farfalla a lungo volò” è un romanzo che dedica ampio spazio all’analisi dei sentimenti di personaggi molto diversi fra loro. Nel fare ciò, si occupa di frequente del conflitto che sorge fra chi “vive d’amore” e chi invece si considera realista al punto da diventare anaffettivo.
Il primo sembra destinato al ruolo della vittima predestinata, ma è però anche quello fra i due che prova momenti di intensa felicità. Il secondo, invece, evitando il coinvolgimento emotivo, sfrutta le situazioni a suo vantaggio ma spesso prova un’insoddisfazione generalizzata per quella che è la sua vita.
Due frasi del libro mi sembrano particolarmente significative in tal senso:
… era una corda di violino pronta a vibrare fino a spezzarsi, un tremulo fiore sempre sul punto di sbocciare al cospetto di un nuovo raggio di sole, ma indifeso ogni volta che arrivavano i primi freddi, e così il suo cuore veniva sempre trafitto, non solo dalla freccia dell’amore, ma anche dallo stiletto del dolore.
… ben presto si convinse anche che l’amore era solo una gran bella parola, adatta per poeti, sognatori e inguaribili ottimisti, ma che le relazioni umane, prime fra tutte quelle sentimentali, erano in realtà basate sullo sfruttamento. O lei usava un altro o sarebbe stata usata.
Leggendo “E la farfalla a lungo volò” vi troverete spesso a prendere le parti dell’uno o dell’altro e a soffrire con loro, cambiando magari opinioni di fronte a certi colpi di scena.
Commenti al blog o a singoli post potranno essere inviati compilando questo modulo: