Giulia cerca casa, un mio racconto ambientato a Roma

Giulia cerca casa, un mio racconto ambientato a Roma

 

Il racconto “Giulia cerca casa” è stato pubblicato nel 2024 nell’antologia “Amore, raccontami” di Be Strong Edizioni.

 

«Non ce la faccio più, amore. I padroni di casa sono insopportabili. Già vivere a Torpignattara è dura: un quartiere degradato, sporcizia, trasporti che fanno schifo, ma avere anche quei due sempre addosso che ti guardano come se fossi un’aliena, che ti spiano e che ti giudicano è davvero troppo.»

«Beh, Roma fuori dal centro è quella che è, ma qui spendiamo poco e finché siamo studenti …»

«Lo so, lo so! Ce lo siamo detto mille volte, ma è dura lo stesso. Ti prego, aiutami! Scrivi racconti bellissimi e forse ne hai uno nel cassetto che mi tirerà su.» 

«Mi hai letto nel pensiero?» chiese Mike mentre l’accarezzava «Un racconto ironico proprio su di loro l’ho già scritto ma volevo ancora rileggerlo.»

«Di sicuro è già bello così.» sussurrò Giulia sdraiandosi sul divano e poggiandogli la testa sulle gambe. «Racconta, dai.»

Mike accese il PC e cominciò a leggere. 

«Italo Ranieri era nato a Torpignattara e lì era sempre vissuto. Un vero romano, dunque, e un accanito tifoso della Roma. Rimasto solo con mamma Maria, presto si sposò con Nunzia, una ragazza carina ma dimessa e un po’ in carne, che frequentava assiduamente la parrocchia. La giovane coppia comprò un alloggio nello stesso palazzo di mamma ma quando fu chiaro che non potevano avere figli lei si trasferì da loro e il suo appartamento fu affittato. 

Erano molto abitudinari. Durante la settimana lavoravano, Sabato facevano le spese, Domenica mattina andavano a messa e all’una pranzavano con mamma e i genitori di Nunzia in una tipica trattoria dei Castelli Romani. Lì passavano buona parte della giornata, non saltando nessuna portata, dall’antipasto al primo, dal secondo al dolce, dal caffè all’ammazzacaffè. Tornati a casa, lei e le due madri chiacchieravano mentre lui guardava col suocero il calcio in Tv.»

«Sembrano proprio loro.» lo interruppe Giulia. Si baciarono, poi Mike ricominciò a leggere.

«Un giorno Filippo, il loro storico inquilino che aveva sempre pagato puntualmente, morì. Vollero subito affittare ma il quartiere era molto cambiato nel tempo. Per primo si presentò un tunisino la cui moglie velata camminava sempre dietro di lui con un paio di pargoli indemoniati attaccati alla gonna; poi venne una coppia di coatti che masticavano sempre la cicca e facevano le bolle in faccia a Italo; indi un cinese seguito da un nero che chiamava Nunzia mamma e spiccicava solo tre parole di italiano; infine un romano come loro, ma già strafatto di mattina e tutto tatuato, insieme a una rumena truccatissima che lo chiamava amo’. Ogni volta Nunzia e Italo si guardavano e scrollavano la testa. Un giorno arrivò però una ragazza elegante ed educata che parlava un ottimo italiano senza inflessioni dialettali. Alta e bella, aveva i capelli biondi e ricci, gli occhi verdi ed era senza trucco. Un’apparizione.

“Mi chiamo Giulia Rossetti,” disse “mi sono iscritta a Lettere qui a Roma e avrei bisogno di un alloggio.”» 

«Eccomi, finalmente!» esclamò la vera Giulia. Mike volle un bacio prima di continuare.

«Sicuri di aver trovato l’inquilina giusta, i Ranieri firmarono subito il contratto. Erano così felici che fecero un’eccezione, andando fuori a cena di giorno feriale.

Giulia tornò in moto in un caldo Sabato di fine estate. Quando Italo la vide, credette che fosse un’altra. Si era tolta il casco e, abbronzatissima, si ravviava i capelli con molta sensualità. La maglietta aderente metteva fin troppo in risalto la forma dei seni e le sporgenze dei capezzoli e la minigonna era cortissima. Salutò Italo con un:

“Buongiorno, che piacere rivederla, ma non ha caldo con la giacca? Guardi me … e sudo lo stesso!”

Lui, rimasto senza parole, le fece solo segno di salire su per le scale dove se la ritrovò davanti che sculettava allegramente. Cercò di guardare altrove ma non ci riuscì.»

La vera Giulia, divertita, diede dei pizzicotti a Mike.

«Mentre ispezionavano l’appartamento Giulia sentì un fischio e si affacciò.

“È arrivato Mike.” disse.

“Chi è?” chiese Italo, nervoso.

“Il mio ragazzo. Sono sicura che lo troverà molto carino.”»

«Paraculo!» esclamò la vera Giulia. Lui le sorrise ma ricominciò subito a leggere.

«Scendendo le scale incontrarono una vicina che li squadrò dall’alto in basso e sentenziò:

“Buongiorno, signor Ranieri. Oggi è in buona compagnia!”

“È la nuova inquilina.” si affrettò a precisare lui.

“Auguri allora.” fu la sibillina risposta.

Una volta in strada, lei corse da Mike e gli mise le braccia al collo. Lui con una mano le cingeva la vita e con l’altra le accarezzava un seno. Italo non sapeva più dove guardare.

Si baciarono a lungo, poi Mike si presentò. Era un ragazzo attraente, parlava anche lui un ottimo italiano ed era molto cortese, ma i capelli erano neri e crespi e scura la carnagione. Italo rimase interdetto, secondo lui un ragazzo di quel livello non poteva essere un immigrato, ma non osò chiedere, e si limitò a dire a Giulia:

“Ma avevamo stabilito che veniva a stare da sola.”

“Non si preoccupi, ogni tanto lui sta da me per qualche giorno ma poi se ne va. Avevamo concordato che per brevi periodi potevo avere ospiti in casa.”»

«Mi fai passare per bugiarda.» brontolò la vera Giulia, ma Mike la ignorò e proseguì.

«“È vero.” si affrettò a dire Italo per nulla rassicurato dalla risposta. Le diede le chiavi e la salutò.

Verso sera, si sentì però in dovere di bussare per vedere se Giulia si era sistemata. Lei gli aprì, ma era spettinata, accaldata e anche sporca, cosa della quale si scusò, era stato il trasloco a ridurla così. Lui non se ne curò, anzi. Così arruffata e dall’aspetto quasi selvaggio la trovava più sensuale che mai facendo rinascere in lui impulsi ormai da tempo sopiti. Entrò, ma c’era anche Mike.»

«Lo terrò presente.» commentò la vera Giulia facendo l’occhiolino. 

Anche lui ammiccò mentre cercava di sembrare arrapato.

«“Signor Italo, ho comprato del sushi. Siamo un po’ accampati, ma se vuole favorire, è il benvenuto.”

“Grazie, ma sa, non sono abituato al mangiare cinese.”

“Beh, veramente è giapponese e non si deve sentire in obbligo di usare le bacchette.”

“Perché voi le usate?”

“Certo!”

“Grazie lo stesso,” tagliò corto Italo “ma sarà per un’altra volta.”

Tornato a casa cenò in silenzio, ma a letto Nunzia gli chiese:

“Che hai? Qualche problema con la nuova inquilina?”

“No, anzi, è molto gentile e anche il fidanzato lo è. Come inquilini volevamo degli italiani di buon livello e li abbiamo trovati, sono più istruiti di noi e lui studia addirittura letteratura russa. Mi ha dato un libro spesso così di uno scrittore che non avevo mai sentito consigliandomi di leggerlo. Figurati, proprio io!”

“Allora dovresti essere contento. Forse impari qualcosa.”

“Magari! Ma di loro non mi fido, è come se venissero da un altro pianeta, non sono italiani come noi. Capisci?”

“Che ne so! Oggi fai dei discorsi strani. Appena posso cerco di conoscerli e poi ti dico. Adesso dormiamo.”

Italo non smise però di parlare.

“Forse sarebbe stato meglio prendere i tunisini.”

“Ma che sei matto! Quelli non sono nemmeno cristiani.”

“Vero, ma sono una famiglia come noi e hanno anche dei bambini. Giulia e Mike, invece, non so bene cosa siano.”

“Ma che stai a di’? Statte zitto e dormi!” 

Il sabato successivo, i Ranieri comprarono come sempre la porchetta da mangiare a cena dopo i tonnarelli cacio e pepe. Tornando a casa, videro Giulia che cercava di aprire il portone ma le si ruppe una busta della spesa e i suoi acquisti si sparpagliarono sul marciapiede. Si affrettarono ad aiutarla e così passarono davanti ai loro occhi prodotti del tutto sconosciuti e dai nomi strabilianti – couscous di kamut integrale, bulgur, barrette proteiche, alghe wakame, quinoa, tè verde equo-solidale dei coltivatori del Nilgiri, panna vegetale bio ricca di omega 3, – ma anche italiani, strambi però, come i ravioli al tofu. Si guardarono esterrefatti. Ma dove andava a fare la spesa? Lei intuì i loro pensieri e disse:

“Sono proprio contenta, qui vicino c’é un bel negozio di prodotti bio ed equo-solidali.”

“Ah, bene a sapersi! Dov’è, esattamente?” disse Nunzia entusiasta, come se avesse sempre cercato dove comprare alghe e quinoa. In quell’attimo, però, si accorse di un piccolo oggetto ancora per terra. Era una matita per il trucco, ma arricchita con olio di joboba e burro di karité. Cos’era quella roba? Allora era proprio vero che quella ragazza veniva da un altro pianeta dove però si parlava un ottimo italiano.»

La vera Giulia si stava sbellicando dalle risa.

«Mentre entravano nel palazzo, cercò di farsi spiegare a cosa servissero quegli strani alimenti, ma non riuscì a seguire la disquisizione alquanto tecnica di Giulia. Quello che però le rimase impresso fu che la ragazza era magra come una modella mentre lei era sempre stata sovrappeso e che ciò doveva avere a che fare con le rispettive diete. Intanto, per sdebitarsi, Giulia propose ai Ranieri di prendere un tè verde da lei, ma Italo rispose con l’ormai classico: “Sarà per un’altra volta.” Tornati a casa, mangiarono tonnarelli e porchetta ma, zitta zitta, Nunzia ridusse le porzioni. Lui grugnì ma tacque.

Tre sere dopo Giulia suonò alla porta. Ancora una volta sembrava un’altra. La versione casalinga era meno provocante, ma per Italo lei era ormai quell’essenza della femminilità che per troppo tempo, anche a causa di Nunzia, aveva trascurato. Per un attimo la immaginò in scene erotiche ai fornelli ma si controllò.

“Mi scuso per il disturbo a quest’ora,” esordì lei “ma volevo dirle che Sabato sera organizzo la festa di inaugurazione e  …”

“Cercate di fare poco rumore.”

“Staremo attenti. Comunque, alle sei c’è il drink di benvenuto. Conto sulla vostra presenza e spero che vogliate poi rimanere tutta la serata.”

“Grazie! Molto gentile.” esclamò Italo, ma si rese subito conto che l’orario coincideva con quello della partita della Roma. Stava quindi per proferire la famosa frase sarà per un’altra volta, quando alle sue spalle Nunzia esclamò:

“Sì, certo, non mancheremo!”

Si girò di scatto e la fissò con aria minacciosa, ma lei non si intimidì.

“Siete proprio cari e grazie ancora per oggi. Ci vediamo Sabato!” ribadì.

Quel tu che la moglie aveva improvvisamente sfoderato e ancor più quel grazie ancora per oggi fecero imbestialire Italo. Si è tramato alle mie spalle. Quella ragazza sta facendo crollare il nostro mondo, pensò. Si disse anche che avrebbe dovuto fare una scenata a Nunzia, sapeva bene quanto la partita della Roma contasse per lui, ma era forse meglio rimanere calmi per cercare di capire cosa si stava complottando. Non reggendo la tensione, si chiuse in bagno. Quella parentesi rilassante lo ricaricò e si sentì pronto per affrontare la moglie. L’occhio però gli cadde sulla mensola posta sotto lo specchio. Il burro di karité aveva invaso il bagno! Quell’oscuro prodotto, ovviamente bio ed equo-solidale, oltre che con la matita, si era infiltrato nella loro casa in qualità di crema idratante ed emolliente e come ingrediente del balsamo per capelli e del bagnoschiuma. Notò preoccupato i prezzi e concluse con amarezza che l’espressione equo-solidale non era destinata a lui. Corse allora in cucina e guardò la moglie in modo diverso, temeva che fosse cambiata. No, era sempre la stessa ma con sua sorpresa ciò lo deluse. Se fosse diventata più simile a Giulia sarebbe stato meglio. Stava preparando il discorsetto che voleva farle, quando lei portò i piatti in tavola. Ebbe quasi un mancamento. 

“Ma che è ‘sta roba?” chiese.

“Bulgur con verdure” rispose Nunzia e da esperta aggiunse “Impara! Il bulgur è grano integrale sminuzzato, non ha grassi e contiene tante fibre e le verdure fanno molto bene.”

Guardò il piatto affranto e non parlò più per il resto della serata. Andando a letto, vide però il libro che gli aveva dato Mike e che non aveva mai aperto. Era Il Maestro e Margherita di Bulgakov.  

Andò alla prima pagina e lesse la citazione. 

… E allora, dunque, chi sei?

e il Diavolo risponde:

Io sono una parte di quella

forza che eternamente vuole

il Male ed eternamente compie

il Bene.

Pensò a Giulia. Che fosse lei il Diavolo?»

«Io?» esclamò la vera Giulia con aria smarrita mettendosi a sedere.

«Arrivò il fatidico Sabato» continuò Mike imperterrito «e i Ranieri giunsero all’appuntamento con stati d’animo diversi. Nunzia era felice, innamorata di quella ragazza bella e garbata. Da lei stava imparando tante cose e sperava in tal modo di curare di più la pelle e di dimagrire. Perché non cambiare abitudini se ciò le avrebbe migliorato la vita? Per Italo, invece, Giulia era ormai un’ossessione. Si era insinuata nella sua famiglia con eleganza e dolcezza ma stava pian piano disgregando i loro valori. Aveva ammaliato Nunzia, che presto lo avrebbe costretto a spendere in cose assurde ma costose, a fare diete, ad abbandonare il rito del pranzo domenicale, a saltare le partite della Roma e, ancor peggio, aveva stregato pure lui, anche se capiva che la colpa era sua. Quanto tempo aveva perso in passato senza erotismo, senza passione! E ora che l’oggetto del desiderio gli era apparso, apparteneva a Mike, un altro demone di sicuro, che andava e veniva a suo piacimento godendosi quel frutto a lui proibito. Ma perché Nunzia non si rendeva conto del pericolo? Proprio lei, così religiosa, che aveva voluto arrivare vergine al matrimonio, perché tollerava tutto di loro senza capire che suo marito faceva sogni erotici tutte le notti risvegliandosi poi madido di sudore?

Alle sei in punto i Ranieri bussarono alla porta di Giulia e il Diavolo apparve. Aveva tinto di rosso i capelli e rosso fuoco erano le labbra e le unghie, indossava un vestito nero molto scollato e corto, le gambe erano nude e scalzi i piedi, ma un sottile bracciale d’oro, che parve a Italo essere un messaggio erotico, le ornava una caviglia. Mentre si baciavano sulle guance, eccitato come un ragazzino, le appoggiò allora una mano sul fianco la quale, malandrina, scese fino a raggiungere il fondoschiena di Giulia. Proprio però quando la stava affondando Nunzia lo strattonò per l’altro braccio per fargli salutare Mike. Italo si risvegliò bruscamente. Oh Dio!, pensò, Nunzia mi ha visto di sicuro. E Giulia? Avrà avvertito qualcosa? Certo che sì, quell’angelo del male! Preso dal panico, si chiuse in bagno dove ancora una volta si ricompose prima di andare in sala. Lì Mike chiese ai Ranieri se gradivano un cocktail alcolico. Nunzia disse subito di sì con entusiasmo, dando a intendere che le piaceva molto. In realtà, oltre al vino, beveva solo Asti spumante nei giorni di festa. Anche Italo assentì. Arrivarono molte altre persone, fra cui un tizio effeminato e un indiano che insegnava yoga. Nunzia scoprì in quel momento di aver sempre desiderato apprendere quell’antica disciplina e lo tempestò di domande fino a quando Mike arrivò con i cocktail. Si era sbottonato la camicia e Nunzia guardò estasiata il suo petto nudo. Italo si ingelosì. Giulia strinse invece a sé il ragazzo effeminato e gli stampò una macchia di rossetto sulla guancia. Un Oh! percorse la sala, lei si girò ed esclamò:

“Siamo forse sul punto di creare una bella famiglia queer!”

Tutti risero meno che Italo che non aveva capito il senso della frase ma che si immaginò che fosse qualcosa di diabolico. La serata proseguì, sempre più allegra e alcolica, e il buio calò sulla città. Era la notte di Sabato, la notte del Sabba. Seguendo un oscuro richiamo, le streghe erano nel frattempo partite da ogni dove sulle loro scope volanti per raggiungere la magica Torpignattara. Volevano incontrare il Diavolo, fattosi donna, per poter iniziare i riti satanici. Avrebbero sminuzzato schede Pay Tv prepagate per il calcio, incenerito porchette, trangugiato pozioni magiche bio ed equo-solidali, scolato fiaschi di vino dei Castelli mischiato a cocktail afrodisiaci. Al culmine del Sabba, una donna rotondetta, spalmata di burro di karité, avrebbe danzato nuda e leggiadra, mentre un uomo, vincendo le proprie inibizioni, si sarebbe lasciato andare in un rituale tantrico fino a risvegliare la sua sessualità più profonda. 

Sì, la forza del Male era davvero scesa su Torpignattara, insieme a un affascinante valletto che un incantesimo aveva reso al contempo italiano ed esotico, e forse, anche questa volta e suo malgrado, stava compiendo 

del Bene.» 

La vera Giulia se ne stava trasognata, avvolta dall’atmosfera del racconto. Fu Mike a risvegliarla.

«Che te ne pare ?» chiese.

«Che bel dono che mi hai fatto amore, ha cambiato il mio stato d’animo, e ora, quando li incontrerò, scoppierò a ridere.» strinse Mike a sé, lo baciò dolcemente e gli sussurrò « Ti amo tanto e adoro i doni che mi fai attraverso la scrittura. È una sensazione unica e sono felice di essere fra i pochi che l’hanno provata.» Di colpo, però, il suo sguardò si rabbuiò.

«Ma tu cosa trovi in me? Cosa ti dono io?»

«La mia fantasia ruota intorno a te, mia magica protagonista, e questo, credimi, per chi scrive è vero, grande amore. 

Si avvinghiarono felici l’uno all’altra.

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