“Cercando la mia Itaca” tra sogno e realtà

“Cercando la mia Itaca” tra sogno e realtà

Oggi parliamo di sogni.

“Cercando la mia Itaca”, il mio secondo romanzo, si svolge nell’arco di tredici giorni che sconvolgono la vita di Michele, il protagonista.

In ognuno di quei giorni, Michele vive emozioni intense e deve prendere importanti decisioni. Quando poi va a letto, sogna immagini spesso forti e inquietanti ma, in alcuni casi, anche rilassanti. 

Queste immagini solo in alcuni casi sembrano avere legami col passato remoto di Michele e questo avviene quando non solo appaiono in quei giorni ma già comparivano in maniera ricorrente negli anni precedenti, ricordandogli aspetti non risolti della sua personalità. Più spesso, invece, si manifestano come simboli utili per decifrare gli avvenimenti appena trascorsi, per fornirne una rilettura, o addirittura in alcuni casi per gettare squarci di luce su quello che accadrà nell’immediato futuro.

Ciò significa che la funzione dei sogni nel romanzo non è pertanto di tipo freudiano in quanto non li collega in maniera fissa all’infanzia e ai conflitti irrisolti dell’individuo quanto piuttosto alle sue più recenti esperienze di vita. Questo modo di interpretare i sogni è quindi più affine a correnti di pensiero moderne piuttosto che alla psicoanalisi freudiana.

Come assaggio, riporto qui sotto due esempi, per forza di cose brevi, di sogni descritti in “Cercando la mia Itaca” legati a eventi recenti vissuti dal protagonista:

“…mi sentivo abbandonato e vedevo fuggire davanti ai miei occhi numerose donne. Mi sembrava che ognuna di loro si stesse allontanando da me …”

“…più il tempo passava e più il mio sogno diventava colorato e profumato e mi sentivo inebriato, turbato, stordito…”

e vi invito alla lettura del romanzo partendo anche da questa prospettiva.

 

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